IL SACRIFICIO DI PROMETEO

o

LA NASCITA DELL’UOMO PENSANTE

 Il Mito di Prometeo

 Parallelo con Genesi III

Il mito di Prometeo, nasconde sotto la sua forma allegorica uno degli insegnamenti fondamentali della Religione - Saggezza, riguardo all’origine divina dell’Uomo pensante ed autocosciente, e perciò si ritrova, in una forma o nell’altra, in ogni antica religione.

Il racconto allegorico di (Prometheus desmotès), ci è noto attraverso Eschilo che ce l’ha tramandato nella sua opera Il Prometeo legato, giunta a noi pressoché integralmente. Nella Trilogia chiamata "dei prometei", occupava certamente il primo posto, ed era seguito dal Prometeo Liberato, di cui rimangono una decina di frammenti, il più importante dei quali è stato tradotto da Cicerone in una delle Tuscolane. Seguiva una terza tragedia: Prometeo portatore del fuoco.

Nel disegnare un’opera così vasta, Eschilo si è sicuramente ispirato alle antichissime e grandiose "titanomachie" e "teomachie", ai poemi di Esiodo, ove si parlava di guerre fra gli dèi, avvenute in periodi diversi. "Il mito non appartiene però né ad Esiodo né ad Eschilo, ma è più antico degli stessi Elleni poiché, in verità, esso appartiene all’alba della coscienza umana". (Secret Doctrine II, 413)

Trionfatori delle lotte cosmiche erano stati Urano, Chronos e da ultimo Zeus, che aveva sconfitto il vecchio padre ed i Titani a lui ostili, relegandoli in fondo al Tartaro. In seguito Zeus, ottenuto il riconoscimento della propria superiorità dagli altri dèi, concesse il perdono a Chronos ed agli stessi Titani.

I miti più antichi parlano di un titani detto Ithas e soprannominato "Prometeo" ossia il "preveggente" - Pro-me-theus, colui che vede innanzi a sé, cioè nel futuro - figlio di Giapeto e di Climene e fratello di Atlante ed Epimetéo.

Spinto dal suo grande amore per gli uomini, volendo migliorare le loro misere sorti, "Prometeo" ruba il fuoco agli dei e ne fa dono ai mortali, elargendo ad essi altri preziosi doni. Zeus allora, ostile alla stirpe umana, che desiderava distruggere per costruirne un’altra a lui più sottomessa e devota, interviene punendolo, senza tener in alcun conto l’aiuto datogli da Prometeo nella lotta contro il padre Chronos.

Il titano viene incatenato su una rupe deserta della Scizia(1) dove, ogni giorno, l’aquila di Zeus si pasce del suo fegato, che sempre si riforma. Questo ingiusto tormento fa nascere una grande collera nell’animo di Prometeo, che diviene così l’irriducibile ribelle, scagliando contro Zeus oscure parole, nelle quali, fra l’altro, fa menzione di un segreto noto a lui solo, riguardante una non lontana caduta ignominiosa del padre celeste. Zeus allora, durante un tremendo cataclisma lo scaraventa sottoterra, ricoprendolo di enormi macigni. Passeranno molti millenni prima che Prometeo possa venire liberato.

Nel secondo dramma, Eschilo tratta di questa liberazione. Secondo i frammenti che ci sono pervenuti e secondo antiche testimonianze, la scena si svolge ora sopra una roccia del Caucaso, su cui riappare, sempre avvinto in catene, Prometeo ritornato alla luce. Ma molte cose nel mondo sono cambiate, durante il lungo forzato soggiorno nelle viscere della terra. I Titani, suoi consanguinei, hanno riacquistato la libertà per un atto di clemenza da parte di Zeus. Essi fanno visita a Prometeo, ed in un altro episodio compare Eracle che uccide con il suo infallibile arco l’aquila intenta a pascersi del fegato di Prometeo. Costui riacquista in tal modo la propria libertà. La sua liberazione viene ufficialmente proclamata, nell’epilogo, dal dio Hermes.

Il terzo dramma, Prometeo portatore di fuoco conteneva verosimilmente il racconto della avvenuta liberazione, della riconciliazione di Prometeo con i nuovi dei e della loro accoglienza al titano liberato, assunto nell’Olimpo. Nell’ultima parte, il poeta tratta di argomenti propri dei Misteri del culto prometeico nell’Attica. "Che tali soggetti formassero parte dei misteri Sabasii, ci è fatto conoscere da molti scrittori antichi, fra cui Cicerone(2) e Clemente Alessandrino(3).

Questi due scrittori, sono i soli che fanno risalire alla sua vera causa, il fatto che Eschilo fosse accusato dagli Ateniesi di sacrilegio e condannato alla morte per lapidazione. Essi affermano che Eschilo, non essendo stato iniziato, aveva profanato i Misteri, rappresentandoli nella sua trilogia, in un pubblico teatro. Ma sarebbe incorso nella stessa condanna anche se fosse stato iniziato(4) e così deve essere effettivamente, altrimenti egli avrebbe dovuto possedere, come Socrate, un daimon che gli avesse rivelato il sacro dramma segreto ed allegorico dell’iniziazione.

In ogni modo, non fu certo il "Padre della Tragedia Greca" ad inventare la profezia di Prometeo; poiché egli ripeté solo, in forza di dramma, ciò che veniva rivelato dai sacerdoti durante i MISTERI nella Sabazia.

La Sabazia era una festa periodica, accompagnata da Misteri celebrati in onore di certi dei, una variante dei Misteri Mitriaci. In essi veniva rappresentata l’intera evoluzione delle razze. Era una delle più antiche festività sacre, le cui origini sono, fino ad ora, sconosciute alla storia. Gli studiosi di Mitologia, la ricollegano, a causa di Mitra (il Sole, che in certi monumenti antichi era chiamato Sabazio), con Giove e Bacco. Non fu mai proprietà esclusiva dei Greci, poiché esiste da tempo immemorabile". (Secret Doctrine II, 419)

"Prometeo deriva dal greco (pro metis), ‘previdenza’. Il prof. Kuhn considera il nome del Titano derivato dalla parola sanscrita Pramantha, lo strumento usato per accendere il fuoco. La radice mand o manth, contiene l’idea di un movimento rotatorio e la parola manthami (usata per designare il processo dell’accensione del fuoco), acquistò il significato secondario di ‘rapire’, portar via; così troviamo un’altra parola dello stesso gruppo, pramatha, che significa furto.

Questa interpretazione è molto intelligente, ma forse non del tutto corretta; inoltre in tale ipotesi c’è un elemento notevolmente prosaico. Senza dubbio nella natura fisica le forme superiori devono svilupparsi dalle inferiori, ma difficilmente così avviene nel mondo del pensiero. E poiché ci è detto che la parola manthami passò nella lingua greca e divenne manthano "apprendere", vale a dire appropriarsi della conoscenza, da cui Prometheia - prescienza, previdenza- noi possiamo trovare, seguendo questa direzione, un’origine più poetica al "portatore del fuoco"... La Svastica, il segno sacro e lo strumento per accendere il fuoco sacro, può spiegarla meglio. ‘Prometheus il portatore del fuoco, è il Pramantha personificato’ continua l’autore; ‘il suo prototipo si ritrova nell’ariano Matarisvan, un personaggio divino... strettamente associato con Agni il dio del fuoco dei Veda...’ Mati in sanscrito significa ‘comprensione’ ed è sinonimo di Mahat e di manas". (Secret Doctrine II, 413-14)

L’etimologia di Prometeo illumina già abbastanza il significato di questo mito che troviamo ripetuto in altra forma nel III capitolo del Genesi. Poche frasi e parole di alcuni versetti della allegoria biblica richiamano i versi del dramma di Eschilo, dimostrando da sé l’identità del mito. Riportiamo qui presso i versetti significativi (in diritto le frasi da confrontare con Eschilo).

  1. E la donna rispose al serpente: ‘Del frutto degli alberi del giardino ne possiamo mangiare,
  2. ma del frutto dell’albero che è in mezzo al giardino Iddio ha detto: non ne mangiate e non lo toccate che non ne abbiate a morire’.
  3. Ed il serpente disse alla donna: "voi non morirete affatto;
  4. ma Iddio sa che nel giorno che ne mangerete, gli occhi vostri si apriranno, e sarete come dei, avendo la conoscenza del bene e del male".

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  1. Allora gli occhi di entrambi si aprirono e conobbero che erano ignudi.

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  1. Poi il Signore Iddio disse: " Ecco l’uomo è diventato come uno di noi, avendo la conoscenza del bene e del male. Guardiamo che egli non stenda la mano e prenda ancora del frutto dell’albero della vita e ne mangi e viva in eterno".

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Colui che offrì all’uomo la ‘conoscenza del bene e del male’ il serpente - Lucifero è identico nel suo significato esoterico a Prometheus "...colui che portando sulla terra il fuoco divino (intelligenza e coscienza), dotò l’uomo di ragione e di mente". (Glossary).

"Gli dei (o Elohim), per questo fatto, divennero ostili all’uomo...gli Esseri o l’Essere collettivo, chiamato Elhoim, che pronunciò le crudeli parole (Genesi III, 14-24) deve essere stato in verità Ilda Baoth(5), il Demiurgo dei Nazareni, pieno di rabbia e di invidia nei confronti delle proprie creature, il cui riflesso produsse l’Ophiomorphos(6) (il serpente).

In questo caso è semplicemente naturale- persino dal punto di vista della lettera morta- considerare Satana - il Serpente del Genesi, come il vero creatore e benefattore, il Padre dell’Umanità Spirituale. Poiché è stato proprio lui, il ‘Messaggero di Luce’, il brillante e il radioso Lucifero, ad aprire gli occhi degli automi, creati da Jehovah...; ed egli fu il primo a sussurrare:’ il giorno in cui ne mangerete diverrete come Elohim (dei), avendo conoscenza del bene e del male’... (Secret Doctrine II, 243)

"Da ciò l’allegoria di Prometeo - Lucifero, che ruba il fuoco divino per consentire all’uomo di avanzare coscientemente sul sentiero della evoluzione spirituale, trasformando così il più perfezionato degli animali sulla terra, in un dio potenziale, rendendolo libero di ‘conquistare il regno del cielo con la forza’. Da questo fatto origina la maledizione pronunciata da Zeus contro Prometeo e da Jehovah - Ilda - Baoth contro il proprio ‘figlio ribelle’ Satana". (Secret Doctrine II, 244)

A Prometeo, il Titano punito vien fatto dire:

Tuttavia chi mai se non io,
fece dono ai nuovi numi della loro dignità?
Ma taccio quello che vi è noto.
Piuttosto le miserie mortali ascoltate:
Come prima fossero stolti e
savi io li rendessi,
del loro senno signori.
Lo dirò senza biasimo alcuno per i mortali,
ma solo per mostrarvi di che cuore feci i miei doni.
Or essi primamente
guardando non vedevano,
ascoltando non udivano e come ombre di sogno
trascorrevano la lunga e sciocca vita,
Né conoscean le case solatie...
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ma simili a formiche brulicanti
vivean nelle caverne, negli antri fondi dalle eterne tenebre.
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Tutto
senza intendimento facevano,
sinch’io loro insegnai la nascita
ed il tramonto delle stelle difficili
da scorgere. Per essi il numero trovai,
somma saggezza, e l’arte di unir
lettere a memoria di tutte le cose,
madre infaticata delle Muse
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Tutto questo pei mortali scopersi...
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Io solo, io solo mi
opposi,
ed i mortali tolsi al fato
di finir nell’ade senza scampo...
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Coro Un benefizio grande hai dato all’uomo!
Prometeo Feci di più: donai loro anche il fuoco
Coro Si che il fuoco fiammante hanno gli effimeri?
Prometeo E molte arti da quello apprenderanno.

"Le fredde e pure nevi delle montagne del Caucaso; il fuoco sempre ardente e le fiamme di un eterno inferno. Ecco i due poli della stessa idea; il duplice aspetto di una raffinata tortura: il produttore del fuoco, Prometeo - Lucifero, brucia nelle fiamme ardenti delle proprie passioni terrestri, il conflitto acceso dal suo Pensiero, che ora discerne il bene dal male e che tuttavia rimane ancora schiavo delle passioni del proprio Adamo terrestre... un Prometeo in verità, poiché è ora un’entità cosciente e perciò responsabile. (Secret Doctrine II, 244).


(1) Regione a Nord del Mar Caspio.

(2) Tuscul.. Quaest I, N. 20

(3) Strom. I oper tomo I, p. 467

(4) Una delle regole dell’iniziazione ai Misteri Orientali, da cui sono derivati quelli Egiziani, Caldei e Greci, dice esplicitamente: "Ogni iniziato, a qualsiasi grado appartenga, che riveli le sacre formule, deve essere messo a morte" (Agrushada Parikshai) (N.d.R.)

(5) ILDA BAOTH: lett. ‘il fanciullo nato dall’Uovo’; un termine Gnostico. Egli è il creatore del nostro globo fisico (la terra) secondo l’insegnamento gnostico contenuto nel Codex Nazareus (L’Evangelo dei Nazareni e degli Ebioniti). Questi ultimi lo identificarono con Jehovah … (Glossary).

(6) Ophiomorfos: l’aspetto materiale dell’Ophis – Christos, il serpente – Cristo degli Ofiti (Gnostici). Il serpente presso gli Gnostici rappresentava la "Sapienza nell’eternità". (Glossary).